Incontro con Bud Welch

30 Novembre,
In occasione della Giornata Internazionale contro la pena di morte
Incontro con Bud Welch
alle ore 17.30 – in Via del Monte d’Oro 13
(tra via S. Giovanni e via Strozzi)

Bud Welch è diventato uno strenuo oppositore alla pena di morte, da deciso sostenitore  quale era, all’indomani della perdita di  sua figlia Julie Marie, che, a 23 anni, fu una delle numerose vittime dell’attentato di Oklahoma City. Si è incontrato molte volte con il  padre di Timothy Mc Veigh, autore dell’attentato, giustiziato nel 2001, ed è diventato uno dei suoi amici più stretti. Tim è morto come Julie e Tim era suo figlio, ha detto, parlando di lui.
Fa parte dell’associazione abolizionista americana Murder Victims Families for Reconciliation, nonché del Board of Directors of the Oklahoma City National Memorial Foundation.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nel suo Paese, tra cui il Champion of Justice Award,   l’Abolitionist of the Year Award e il Felton Humanitarian Award. Si è battuto tenacemente  contro l’esecuzione di Timothy Mc Veigh, e quando stava per essere giustiziato disse:   L’esecuzione di Timothy non mi restituirà Julie né metterà fine al dolore dei familiari di  ognuna delle vittime di
Oklahoma City. L’odio e la vendetta sono i motivi per cui 168  persone sono morte quel giorno del 1995. Io mi oppongo alla pena di morte nel modo più assoluto, in tutti i casi, perché in tutti i casi è un atto di odio e di vendetta. Dovremmo tutti chiederci: a quanti assassinii e a quante vendette dovremo ancora assistere lungo la  nostra vita? Ho paura per il mio Paese. C’è bisogno di un cambiamento
sociale nella concezione della pena di morte, proprio come avvenne nel 1800 rispetto alla schiavitù.
Siamo partiti da qui, abbiamo poi ottenuto la garanzia del diritto di voto alle donne nelle battaglie per i diritti civili. Il prossimo passo in questa direzione dovrà essere l’abolizione della pena capitale.
Bud Welch si è sempre detto convinto che essere contro la pena di morte volesse  significare la  sua maniera di rendere onore alla memoria di sua figlia Julie, la quale una  volta, da piccola, gli aveva rivelato tutta la sua amarezza di fronte ai detenuti del bracci della morte uccisi da uno stato che, come lei stessa disse, insegnava ai bambini ad odiare.
Ed ha riferito di non essere solo, tra i parenti delle vittime di quel terribile attentato, a pensarla così.
Il suo impegno contro la morte di stato è instancabile: ha parlato più volte al Congresso  degli Stati Uniti, ha girato per una cinquantina di  Paesi nelle Americhe, ma anche in Africa  e in Europa, ha incontrato capi di stato, ministri, politici, testimoniando la sua battaglia per  una civiltà della pietà e
della compassione, per un mondo più umano.

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